Eredità ai gatti dell’Hermitage di San Pietroburgo: il testamento di un uomo francese
Quando l’amore per l’arte si coniuga a quello per i felini il risultato non può che essere un gesto tanto ammirevole quanto singolare. È il caso di un uomo francese che ha lasciato parte della sua eredità ai gatti cacciatori di topi del museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, in Russia. Una donazione inaspettata e gradita dal direttore del complesso museale, Maria Jaltunen, che ha sottolineato, ai media russi, la generosità del gesto e ammesso di esserne “venuti a conoscenza quando gli amministratori dell’eredità ci hanno contattato”.
La storia dei gatti dell’Hermitage è antichissima. In origine fu Pietro I il Grande a portare il primo micio, Basil, nel palazzo di San Pietroburgo, successivamente sua figlia Elizaveta Petrovna adottò una decina di felini dal pelo folto e lucido, provenienti dalla città di Kazan. Tuttavia è stata Caterina II ad attribuire ai gatti la carica di “guardia reale”, alcuni di essi vivevano nel giardino reale, altri (i più tranquilli) erano liberi di scorrazzare anche all’interno del palazzo. I felini vennero allontanati dalla loro prestigiosa abitazione due volte, l’ultima delle quali a seguito della decisione di utilizzare i pesticidi per eliminare i topi. Tale scelta si rivelò infruttuosa e da quel momento i gatti tornarono in pianta stabile all’Hermitage, ad essi sono riservate le cantine.
Oggi a pensare al loro sostentamento anche il benefattore francese. Ai felini è stata indirizzata un terzo dell’eredità, si tratta di una consistente somma di denaro (il cui valore non è stato specificato) che, come indicato nel testamento, dovrà essere impiegata per mantenere gli speciali “vigilantes” a quattro zampe. Oltre ai cacciatori di topi dell’Hermitage, il francese ha nominato tra i suoi ereditieri i propri familiari e, in ultimo, un’organizzazione ambientalista, a testimonianza della sua grande generosità e della particolare e apprezzabile attenzione rivolta al mondo animale e vegetale.